Moda e fotografia

Il fotografo di moda è una figura tra le più importanti del fashion-system, a lui si devono i successi delle campagne pubblicitarie dei servizi giornalistici e di quant’altro ruota attorno a questo favoloso mondo.
Guai ad improvvisarsi, in questa attività è rigorosamente vietata l’approssimazione; ogni piccolo errore si trasforma in una disfatta professionale per il cliente.

Ma come per tutte le attività artistiche, a volte non basta la bravura per emergere, ma bisogna possedere delle doti artistiche innate.

Moda e Fotografia: due mondi oggigiorno inscindibili che nel corso del ‘900 si sono influenzati l’una con l’altra ed hanno saputo creare idee tese alla costruzione di immaginari collettivi.
Due realtà tuttora in evoluzione capaci di mutare e di adattarsi anche in funzione dei cambiamenti della società del nostro tempo.

In Italia la fotografia di moda compare negli anni ’50 del novecento, grazie alla rivista “Bellezza”, la rivista ufficiale dell’alta moda italiana.
Le prime foto di moda erano ambientate in paesaggi tipo italiani, i fotografi alternavano simboli della classicità, della mediterraneità e del folclore.

Grazie al cinema neorealista si andava affermando un modello femminile più sicuro di sè e tale modello piaceva così tanto alle redattrici di riviste di moda che influenzò le fotografie.
Le modelle cominciarono ad essere riprese in movimento, mentre passeggiavano per le strade del centro in pose naturali e spontanee, per raffigurare una donna in linea con quella presentata sul grande schermo.

Fra i più celebri fotografi di moda si possono citare Richard Avedon, Helmut Newton, Bruce Weber ed Herb Ritts, ed in anni più recenti Patrick Demarchelier, Steven Meisel.

Il fotografo di moda è una figura tra le più importanti del fashion-system, a lui si devono i successi delle campagne pubblicitarie dei servizi giornalistici e di quant’altro ruota attorno a questo favoloso mondo.
Guai ad improvvisarsi, in questa attività è rigorosamente vietata l’approssimazione; ogni piccolo errore si trasforma in una disfatta professionale per il cliente.

Ma come per tutte le attività artistiche, a volte non basta la bravura per emergere, ma bisogna possedere delle doti artistiche innate.

La più grande rivoluzione nella storia dell’acconciatura femminile la porteranno gli anni VENTI del XX secolo. I capelli corti alla GARCONNE il BOB per le donne, il taglio all’UMBERTO per gli uomini. Più tardi, con l’invenzione della permanente a caldo, prima e poi a freddo, riporteranno la moda dei ricci, lunghi o corti che siano, a volte solo per incorniciare il viso, altre è raccolto sulla nuca e magari inreticelle di seta o velluto.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, saranno i personaggi dello spettacolo a rappresentare i modelli a cui ispirarsi.

La coda di CODA DI CAVALLO di Brigitte Bardot sarà la bandiera per milioni di teenager di tutto il mondo, mentre le signore chiederanno ai propri parrucchieri colori, tagli e acconciature come : GRACE KELLY, LIZ TAYLOR, AUDREY HEPBOURN.

Poi verrà la moda del CASCHETTO e delle COTONATURE, le PARRUCCHE e le ME’CHES e, col ’68, nasceranno le lunghe chiome incolte e inghirlandate delle FIGLIE DEI FIORI.

A CLARL GABLE e JAMES DEAN, si ispireranno gli uomini che sceglieranno scriminature laterali e basette, faranno uso di retine notturne e brillantine per dare forma ai loro capelli corti, lisci o ondulati, ma anche per loro, il ’68 sarà determinante.

Nascerà la moda unisex e i capelli degli uomini si allungheranno come quelli femminili e sarà denominato CAPELLONE ogni giovane che vorrà sentirsi libero da condizionamenti delle tradizioni.

Nasce il PUNK! La moda del gusto degli ultimi decenni, tra nostalgiche rivisitazioni e ricerca del nuovo, aprirà possibilità mai immaginati, i capelli si coloreranno di ogni colore e i tagli svariate forme, tutto conviverà tranquillamente nelle città dove razze e culture si mescoleranno, creando nuovi gusti, ma anche nuovi stili: quello afro piacerà a molti europei, che adotteranno treccine, anche artificiali a volte, multicolore, mentre finalmente viene realizzato il piacere di avere capelli lisci, facili da pettinare, contaminerà gli africani immigrati Europa.

La scelta della pettinatura diviene espressione d’integrazione o di disagio sociale, tra le acconciature molto Bon Ton e le creste punk, sono riconoscibili le sfaccettature di una società sempre più complessa e insoddisfatta.

Questa sintesi, sulla nascita dell’acconciatura e delle motivazioni, dovute sia alla moda, che alla religione o allo stato sociale della storia dell’uomo, vuole far conoscere l’importanza che da sempre hanno avuto i capelli nella nostra società.

Tutto questo, è un modo per far conoscere, i retroscena di una professione, le cui origini sono nate con la storia dell’uomo, ma oggi viene abbandonata dai giovani, che sempre meno si accostano a quella che si può definire una delle ultime arti artigiane.

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